E’ tempo di guardare al Futuro e ai nuovi strumenti che il processo tecnologico e digitale ci offre.
Gli attacchi allo smart working
Ultimamente, in Italia, sulle pagine dei quotidiani è in corso un vero e proprio attacco allo Smart Working dipinto non come un ulteriore importante strumento per il lavoratore e per l’impresa da utilizzare per migliorare il rapporto qualità vita – tempo produttivo, ma solo come un elemento di alienazione e di mancanza di interazione e sviluppo esperienziale per colui che ne fa uso oltre che un vero danno per l’economia in quanto il dipendente, privato o pubblico che sia, non consumerebbe più nel luogo lavorativo dove si sposta con la conseguente perdita di guadagno per le imprese (soprattutto bar e ristoranti).
Questo è il mantra che sta prendendo piede attualmente, anche in altri ambiente di pensiero e che si è potuto leggere quotidianamente, tra cui il Messaggero, e non solo, in un articolo dove è venuta fuori una descrizione molto negativa del Lavoro Agile sotto il profilo umano ed economico.
La desertificazione del centro
Purtroppo si estrapolano dati senza contestualizzarli correttamente nel processo produttivo che sta avvenendo in quest’ultimo decennio senza avvedersi che la crisi del piccolo e medio commercio come l’aggravarsi dei rischi d’impresa viene ormai da lontano e si origina con l’affermarsi dei grandi centri commerciali, delle piattaforme di acquisto online, dei marchi della grande distribuzione, della dinamica di “gentrificazione”, ormai sotto gli occhi di tutti, che si è attuata con lo svuotamento progressivo del centro a favore di un turismo di massa, mordi e fuggi, che nulla lascia alla comunità, se non il costo sociale che origina e la desertificazione sociale che comporta per tutta la collettività.
Le logiche di profitto che hanno ormai soppiantato il vecchio tessuto connettivo di una società preesistente hanno strutturato nuovi meccanismi di offerta e di consumo e in questo trascende assolutamente il Lavoro Agile che, tra parentesi, in Europa funziona ormai in modo consolidato e non ha creato quel disastro e quell’isolamento di cui tanto si parla con terrore.
Fermo restando che il processo psicologico alienativo si attua già nel luogo di lavoro classico quali ufficio o fabbrica, come ormai studi decennali hanno potuto appurare, e le meccaniche di transumanza da casa al posto di lavoro sono un esempio ben noto nella quotidiana tortura del pendolarismo che di certo è un fattore di stress emotivo alienante senza pari attuandosi nelle logiche ancora novecentesche di sapore fordistico, lo Smart Working agisce invece in modo nuovo, fornendo di contro al lavoratore la possibilità finalmente di vivere il suo territorio, il suo quartiere, perché non si sposta più per andare a lavorare e contribuisce al fiorire e al sostegno del commercio di prossimità in quanto il consumo lo attua nel suo luogo di vita e di suo sviluppo professionale.
Benefici dello smart working
Questo è un indiscusso vantaggio per l’economia territoriale che di fatto può segnare un incremento evidente. Ma l’effetto maggiormente rilevante dello smart working è molteplice perché si incardina nella maggiore produttività (si lavora nel proprio ambiente e non si perdono ore nel viaggio verso il proprio ufficio) e influisce positivamente sulla gestione generale delle aziende, oltre che responsabilizzare i dipendenti stessi che non ragionano più secondo le direttive verticistiche di un capo, ma per raggiungimento degli obiettivi.
Fondamentale è poi l’Impatto Ambientale. Non ci si sposta e quindi si riduce l’inquinamento urbano (riduzione delle auto in circolazione e miglioramento del trasporto locale) e ne beneficia in modo significativo la qualità della vita. Si stimolano poi le aziende a migliorare la digitalizzazione, soprattutto nella PA, e offrire un sistema di connessione da remoto più agile e rapido per meglio rispondere alle necessità e alle richieste di servizi della cittadinanza.
Attuando poi un sistema di carattere misto, con alcuni giorni nel posto di lavoro e il restante nella propria abitazione o nel luogo che si è scelto per attuare il lavoro remotizzabile, ecco che anche il pericolo di ipotetica alienazione cessa di avere un fondamento, anche se dobbiamo tener ben presente che noi ci muoviamo di default in una società alienata (come ebbe bene a sottolineare la corrente psicoanalitica ricollegabile agli studi di Eric Fromm) e quindi sarebbero ben altri i passi che si dovrebbero compiere per superare tale situazione, ridiscutendo alla radice i processi produttivi e di profitto legato agli interessi di pochi.
Ma questo è un altro discorso…
La vera grande rivoluzione
La vera grande rivoluzione che il Lavoro Agile attua a cui l’Italia, come in tanti altri campi è giunta in ritardo, è proprio la possibilità di operare da casa o da qualunque altro luogo fuori dalla propria azienda o dal proprio ufficio, permettendo un’altra esistenza che non ci allacci come schiavi ad un sistema che non è il nostro e non ci appartiene. Non solo lo smart worker può scegliere da dove lavorare, ma anche quali orari dedicare al lavoro.
Il dove e il quando sono fattori discriminanti per distinguere lo smart working dal telelavoro. In tanti, anche nel mondo sindacale e manageriale, fanno ancora confusione.
Nel primo caso il lavoratore decide il proprio luogo di lavoro da remoto e può cambiarlo, così come può gestire il suo tempo da investire nell’attività lavorativa facendola conciliare con gli altri impegni quotidiani, personali o familiari.
Il secondo é semplicemente la traslazione del lavoro dalla sede ordinaria a una specifica fuori dall’azienda e gli orari devono essere messi nero su bianco.
I vantaggi
Si devono quindi prendere in considerazione tutti i vantaggi che un tale strumento lavorativo offre e che possono essere riassunti in un elenco che è riduttivo, ma che può darne un quadro esemplificativo:
nessun costo di trasferimento casa-lavoro e lavoro-casa, tempi di viaggio annullati, minori emissioni di gas nocivi, maggiore confort, risparmio di denaro da usare nel consumo locale, maggiore tempo da dedicare alla famiglia e agli affetti, facilità nel gestire più attività durante il giorno, minore tempo sprecato in attese e viaggi, tutela maggiore per i lavoratori fragili, attenzione alle esigenze del lavoratore.
Ovviamente è un momento di transizione nel nostro paese: siamo passati dalla dimensione emergenziale Covid ad una normalizzazione del tempo-lavoro con tutte le sue implicazioni, ma lo Smart Working è ormai in affermazione e in evoluzione costante di modo che è imperativo trovare, attraverso anche regolamenti attuativi, il giusto equilibrio nel quale inserire e agevolare il Lavoro Agile senza demonizzarlo.
Si deve evitare pertanto di diffondere un’immagine distorta dello Smart Working e i soloni del vecchio modello di lavoro passato devono riflettere su quanti guasti e dinamiche di profonda prostrazione, sfruttamento e alienazione ha creato, invece di rimpiangerlo come se fosse una sorta di mitica età dell’oro. Basta attacchi allo smart working…
*L’articolo è scritto da Alessandro Spadoni, componente della segreteria nazionale di Smart Workers Union
Leggi gli articoli della Smart Area
La pagina del Ministero del Lavoro dedicata allo smart working