L'immagine contiene i loghi di Tim e FiberCop

Riceviamo e pubblichiamo volentieri un appello dei lavoratori e delle lavoratrici di Fibercop e Tim sulle insostenibili condizioni lavorative delle due aziende.

A tutti gli azionisti, alle testate giornalistiche, all’opinione pubblica, a Poste Italiane e alle sigle sindacali confederate e indipendenti e alle principali cariche istituzionali.

Oggi siamo costretti a rompere il silenzio.

Sono oltre 40.000 i lavoratori e le lavoratrici di TIM e FiberCop che da quasi tre anni attendono il rinnovo del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro di primo livello. Un diritto basilare, che dovrebbe essere una priorità in un contesto industriale sano e responsabile, viene sistematicamente rimandato, ignorato, calpestato.

E gli stessi sindacati confederali, che avrebbero dovuto rappresentarci e difenderci, non hanno fatto nulla per contrastare e contestare questo scempio che si sta palesando silenziosamente sotto gli occhi di tutti. Il loro silenzio è complice. La loro inerzia, inaccettabile.

Tre anni. In un mondo dove l’economia cambia ogni mese, dove l’inflazione galoppa, dove le famiglie faticano a sostenere i costi di vita, un’assenza contrattuale così prolungata è una vergogna e un insulto alla dignità di migliaia di lavoratori che ogni giorno tengono in piedi le infrastrutture digitali del Paese.

Nel frattempo, Tim e Fibercop:

impongono rientri forzati in sedi spesso inadeguate, senza parcheggi, prive di collegamenti con il trasporto pubblico, senza servizi essenziali e lontane dal domicilio;

non riconoscono il valore del lavoro agile, che ha garantito produttività e continuità operativa anche nei momenti più duri, come durante la pandemia da Covid-19. In quel periodo, con numerose sedi chiuse e costi fissi ridotti, siamo stati noi lavoratori a garantire un servizio d’eccellenza, senza mai tirarci indietro;

scaricano i costi dell’inefficienza e delle proprie discutibili scelte industriali sulle spalle dei dipendenti e dello stato con continue richieste di contratti di solidarietà o di espansione, senza offrire una reale prospettiva di sviluppo condiviso;

adottano comportamenti discriminatori nei confronti della maggior parte dei dipendenti, privilegiando gli under 35 sia sotto il profilo economico che attraverso benefit aggiuntivi e promesse di carriera;

non mostrano più alcuna comprensione nemmeno nei confronti delle persone più fragili, costringendole a presentare ulteriori documenti per giustificare una situazione di disagio già complessa.

Tutto questo accade mentre agli azionisti vengono fornite rassicurazioni, mentre si moltiplicano operazioni ai vertici, riorganizzazioni, annunci di scorpori e fusioni: una frenesia da borsa, priva di visione industriale e di rispetto per chi questa azienda la fa vivere ogni giorno.

I sindacati confederali non ci ascoltano perché avranno già avuto promesse e benefici nell’accettare questa grave situazione per lo sviluppo del paese.

Questa è una vertenza di giustizia, non solo sindacale. Ed è anche una questione di responsabilità sociale, che chi investe in TIM e FiberCop non può più ignorare.

Chiediamo a gran voce che il tavolo per il rinnovo del contratto venga riaperto con urgenza, con la volontà di chiudere in tempi certi e con contenuti all’altezza dei sacrifici fatti dai lavoratori.

Invitiamo le testate giornalistiche a dare spazio e voce a chi oggi viene ignorato, a raccontare la realtà oltre i comunicati stampa aziendali, a guardare negli occhi chi ogni giorno entra in una sede per garantire servizi digitali essenziali al Paese con uno sperpero di denaro pubblico e privato quando per 4 anni ha svolto, spesso e volentieri e con grandi risultati, la stessa attività anche da remoto conciliando via privata e lavorativa in modo ineccepibile.

Non chiediamo privilegi. Chiediamo rispetto. Chiediamo diritti.

I lavoratori e le lavoratrici di TIM e FiberCop meritano di più.

La natura anonima di questo comunicato viene imposto dal pericolo di ritorsioni, come già sta avvenendo.

Grazie.
I lavoratori e le lavoratrici di TIM e FiberCop

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