Ieri si è svolto l’incontro tra le parti sociali ed il Ministro del lavoro Nunzia Catalfo per regolamentare lo smart working al termine dello stato di emergenza per pandemia da Covid-19.
Dalle dichiarazioni rilasciate dai soggetti coinvolti appare evidente che l’incontro è stato poco più di una formalità, poche le idee ed anche parecchio confuse.
Purtroppo va registrata ancora una certa reticenza delle parti sociali ad applicare realmente la nuova tipologia di organizzazione nei posti di lavoro, la linea emersa è ancora quella di alternare lavoro agile e presenza in ufficio, perché a detta di qualche segretario generale “non si può sempre stare a casa”.
Appaiono chiari due aspetti, il primo che alcune organizzazioni sindacali hanno ancora vedute novecentesche del mondo del lavoro, ed il secondo la strategia delle grandi “Confederazioni” di ingabbiare lo smartworking con nuove leggi, leggine e contrattazione aziendale per mantenere una sorta di potere ed indispensabilità nei confronti dei lavoratori.
Per noi di Smart Workers Union c’e’ solo una strada da perseguire che è quella della massima libertà.
I lavoratori devono poter scegliere in prima persona se lavorare in modalità agile o meno e gli accordi individuali tra dipendente ed impresa/amministrazione devono essere cuciti su misura delle esigenze specifiche. Siamo assolutamente contrari a leggi generiche valide per tutti che prevedono alternanza tra presenza e lavoro agile.
Al contrario vanno assolutamente garantiti il diritto di disconnessione, un riconoscimento per le spese sostenute dal lavoratore (attrezzature informatiche, connettività, ecc) o la fornitura da parte del datore di lavoro e la massima flessibilità di lavoro senza orari e vincoli. Infine va riconosciuto che lo smart working aumenta notevolmente la produttività e questa deve essere ben retribuita.
Il percorso per innovare il mondo del lavoro è appena iniziato e presenta ancora molti ostacoli, ma noi non ci fermiamo di certo…
