workfromhome

La Banca Centrale Europa ha pubblicato recentemente uno studio, che potete leggere qui, sul lavoro da remoto nella zona euro.

I dati della ricerca condotta dalla BCE Consumer Expectations Survey (CES) rilevano che più del 60% dei lavoratori europei non aveva mai lavorato da casa prima della pandemia, mentre a maggio 2022 la maggior parte degli stessi aveva lavorato da remoto per un minimo di due giorni a settimana, fino ad arrivare a quattro.

La maggioranza dei lavoratori ha indicato che nel dopo pandemia vorrebbe lavorare da remoto almeno due giorni alla settimana e che si aspetta che il datore di lavoro accetti le loro richieste.

Purtroppo è emerso un divario tra i desiderata dei lavoratori e la reale disponibilità dei datori di lavoro di attuare il work from home. Le aspettative dei lavoratori non sono state del tutto soddisfatte e questo ha causato diverse dimissioni.

Attualmente il requisito più importante nella scelta di nuovi posti di lavoro è la telelavorabilità della prestazione lavorativa e la disponibilità del datore di lavoro di adottare la modalità remota. Altro fattore importante è la distanza dal luogo di lavoro al fine di evitare il pendolarismo. Le lavoratrici, le famiglie con bambini piccoli e le persone con alto grado di istruzione, sono le tipologie di lavoratori che richiedono più giorni di lavoro da remoto a settimana.

La ricerca mette in risalto che sul lavoro da remoto non si è ancora trovato un equilibrio tra lavoratore e datore di lavoro, tra le richieste dei lavoratori e la disponibilità datoriale a forme di remotizzazione, ma che è evidente che il WFH rimarrà nella zona euro anche nel dopo pandemia.

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