Con 96 voti favorevoli, 55 contrari e 10 astenuti il Senato ha approvato il “decreto lavoro” che contiene l’emendamento che proroga al 30 settembre 2023 il diritto al lavoro agile per i lavoratori fragili della pubblica amministrazione.
Il provvedimento passa ora all’esame della Camera, dove dovrà essere convertito senza nessuna modifica entro il 3 luglio, pena la decadenza.
La conversione in legge del decreto mette parzialmente una toppa alla grave disparità di trattamento che si sta attuando nei confronti dei lavoratori pubblici.
Infatti per i lavoratori fragili e quelli con figli under 14 del privato, il diritto allo smart working è previsto fino al 31 dicembre 2023.
In tema di disparità va segnalato che rimangono esclusi dal diritto al lavoro agile tutti quei lavoratori fragili del pubblico e del privato non rientranti nei parametri previsti dal DM 4 febbraio 2022 e quelli con una mansione non remotizzabile.
Siamo di fronte ad un provvedimento pasticciato che tutela solo una piccola parte di lavoratori fragili e ne discrimina molti altri.
L’ennesima proroga che rimanda ancora una volta l’approvazione di una legge strutturale sui lavoratori fragili e che divide i lavoratori considerando il lavoro agile una misura “tappabuchi” valida per tutte le situazioni.
Ti potrebbero interessare
- Smart working: il MASE predica bene e razzola male
- Un saluto al Professore Domenico De Masi
- Lavoro da remoto: circolare dell’ Agenzia Entrate sui profili fiscali
- Competenze digitali: Italia agli ultimi posti in Europa
- Decreto Lavoro: firmato oggi dal Presidente della Repubblica