indagine OCSE

L’organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE) ha condotto un’indagine sul telelavoro in 7 paesi, Australia, Canada, Danimarca, Paesi Bassi, Svizzera, Regno Unito e Stati Uniti, intervistando circa 1500 lavoratori.

Il sondaggio on line si riferisce al terzo trimestre del 2022 ed è stato realizzato in collaborazione con la softwarehouse LiveTiles1, ed ha l’obiettivo di misurare la fiducia tra i datori di lavoro ed i suoi collaboratori.

I risultati emersi sono molto positivi in quelle aziende che ascoltano e coinvolgono i propri dipendenti stabilendo accordi collettivi sul telelavoro, mentre sono insoddisfacenti in quelle realtà lavorative che non coinvolgono i propri collaboratori e non hanno accordi sul lavoro da remoto.

Vediamo le principali differenze:

Aziende dove i lavoratori vengono consultati e sono presenti accordi collettivi sul telelavoro:
  • 87% dei dipendenti telelavora;
  • diritto alla disconnessione regolato e rispettato (in particolare in Svizzera);
  • livello di salute mentale e fisica più alto
  • miglior equilibrio tra lavoro e vita privata;
  • maggior fiducia e collaborazione tra lavoratore e datore di lavoro;
  • maggior utilizzo di telelavoro full time;
  • partecipazione del datore di lavoro alle spese per attrezzature informatiche (in particolare nei paesi bassi)

Aziende dove i lavoratori non vengono consultati e non sono presenti accordi collettivi sul telelavoro:
  • 61% dei dipendenti telelavora;
  • diritto alla disconnessione non regolato e poco rispettato (in particolare Stati Uniti);
  • livello di salute mentale e fisica basso;
  • scarso equilibrio tra lavoro e vita privata;
  • scarsa fiducia e collaborazione tra lavoratore e datore di lavoro;
  • Maggior utilizzo di forme ibride di lavoro remoto imposte dall’azienda;
  • scarsa partecipazione del datore di lavoro alle spese per attrezzature informatiche (in particolare in Australia)

L’OCSE ha concluso che laddove sono presenti accordi collettivi aziendali sul telelavoro ed i lavoratori vengono consultati si ha una maggiore qualità del lavoro, un miglior benessere psico-fisico ed un miglior equilibrio tra vita privata e lavoro dei dipendenti.

La nota negativa riguarda le telelavoratrici, che pur essendo in numero maggiore rispetto ai telelavoratori, godono di meno diritti in generale.

Infine i ricercatori invitano i politici a favorire questa modalità di esecuzione della prestazione lavorativa attraverso la contrattazione collettiva anche a livello aziendale, non tralasciano l’aspetto normativo a livello generale e nazionale, soprattutto in tema di diritto alla disconnessione, al rimborso spese sostenute dal telelavoratore e alla regolamentazione della sorveglianza e del controllo del lavoratore a distanza.

Scarica e leggi la ricerca OCSE completa qui

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