Sul tavolo del prossimo Consiglio dei Ministri arriverà il decreto “Proroghe” con il quale si metteranno in atto alcuni interventi normativi non previsti nel precedente “sostegni bis”.
In tema di lavoro agile le modifiche proposte intervengono sulla disciplina introdotta dall’articolo 263 del decreto-legge n. 34 del 2020 con la proroga al 30 settembre 2021 del termine di applicazione delle misure in materia di lavoro agile.
Ma si rinvia alla contrattazione collettiva, la definizione degli istituti della citata modalità di svolgimento della prestazione lavorativa, cancellando la soglia minima di percentuale (50 %) attualmente prevista mantenendo l’accesso al lavoro agile senza la necessità del previo accordo individuale. Ogni amministrazione avrà la facoltà di decidere, in piena autonomia, la misura di adozione del lavoro agile.
Sulla proposta di cancellare la soglia minima del 50%, il documento accompagnatorio al decreto, specifica che si è proceduto a richiedere il parere del Comitato tecnico scientifico di cui all’o.c.d.p.c. n. 751 del 2021 il quale, come risulta dall’estratto del verbale n. 10 del 21 aprile 2021, si è espresso favorevolmente.
Nel comma successivo il decreto interviene anche sulle modificazioni apportate all’articolo 14 della legge 7 agosto 2015, n. 124, dall’articolo 263, comma 4-bis, del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 77, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 luglio 2020, n. 77, che ha esteso alla prestazione lavorativa dei pubblici dipendenti “a regime (Pola)”
In particolare, si riconosce alle amministrazioni la possibilità di individuare le modalità attuative del lavoro agile secondo le specifiche esigenze, senza essere tenute al rispetto di un vincolo, quale quello sul numero minimo dei dipendenti che possono avvalersi delle modalità in questione (minimo 60% del personale in caso di adozione del Pola e 30% per il caso di mancata adozione del piano stesso) che per la sua generalità non permette di tener conto delle peculiarità di ciascun datore di lavoro.
Dal nostro punto di vista non possiamo dirci che contrari a questa proposta di decreto che, con la motivazione di svincolare lo smart working da vincoli imposti e restituire alle amministrazioni l’autonomia di individuare le modalità attuative del lavoro agile, si rischia di provocare il rientro di massa in presenza negli uffici pubblici in una situazione ancora emergenziale.
Per scaricare la bozza di decreto clicca qui
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