I risparmi ottenuti dalla mancata erogazione dei buoni pasto, potranno essere utilizzati come “indennità da smart working” per compensare le spese sostenute dai dipendenti per lavorare da casa.
È il caso dell’Agenzia delle Entrate che aveva siglato con i sindacati un accordo che prevedeva il riconoscimento dell’indennità. Dopo un primo diniego l’Agenzia ha ottenuto l’ok definitivo dalla Ragioneria dello Stato e da Funzione Pubblica subordinato ad un verificato aumento della performance.
I 22,3 milioni di euro risparmiati dall’Ente saranno così utilizzati come compensazione forfettaria senza la presentazione da parte dei lavoratori della documentazione delle spese sostenute.
L’approvazione all’erogazione del bonus “da smart working” potrebbe aprire la strada ad intese simili siglate da altra amministrazioni e fare così da apripista per tutto il pubblico impiego.
- Smart working: il MASE predica bene e razzola male
- Un saluto al Professore Domenico De Masi
- Tecnologie digitali, nuovi modelli di organizzazione del lavoro e sfide per il sindacato
- Lavoro da remoto: circolare dell’ Agenzia Entrate sui profili fiscali
- Competenze digitali: Italia agli ultimi posti in Europa