Il Ministero dell’Economie e Finanza ha presentato la bozza delle policy sul lavoro a distanza che saranno applicate dal 1 maggio 2023 all’interno dell’amministrazione.
La nostra analisi sulla proposta non è positiva, in linea generale siamo di fronte ad una concessione minima di giornate lavorabili da remoto combinate ad una logica ancora assistenziale. Manca totalmente una cultura innovativa sull’organizzazione del lavoro e sui processi produttivi.
Il documento all’art.3 prevede solo fino a 6 giornate/mese di lavoro agile incrementabili ad 8 per quei lavoratori che si trovano in particolari condizioni famigliari o di salute. Per la dirigenza previste solo 18 giornate di lavoro agile a trimestre.
Il lavoro a distanza sarà eseguile tramite l’istituto del lavoro agile, del lavoro da remoto o da un coworking, con il progetto sperimentale “Working from anywhere” (WFA), attualmente destinato a circa centoventi (120) unità. Per i lavoratori fragili è previsto il lavoro agile come da normativa vigente, con il cambio di mansione per le prestazioni lavorative non remotizzabili, e da dicembre 2023 sarà avviata una sperimentazione sul telelavoro domiciliare.
Da bocciare totalmente l’esclusione al lavoro agile di quei lavoratori sottoposti a procedimenti disciplinari, con irrogazione di sanzione superiore a rimprovero scritto, nei due anni precedenti alla data di presentazione dell’istanza ed il mancato riconoscimento del buono pasto nelle giornate di lavoro agile.
In conclusione riteniamo la proposta dell’amministrazione sul lavoro a distanza inadeguata, attendiamo ulteriori aperture dalla parte datoriale, in caso contrario valuteremo le azioni da intraprendere non escludendo lo stato di agitazione.
Leggi la proposta integrale del MEF
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