LA bozza del piano nazionale di riforma, che dovrebbe essere approvata dal Consiglio dei Ministri entro la fine del mese, contiene l’indicazione di ampliare nelle amministrazioni dello Stato la quota di dipendenti in smart working fino al 40%.

Il documento specifica che :


Mettendo a sistema l’esperienza realizzata nel corso dell’emergenza epidemiologica, la quota di lavoratori pubblici coinvolti nello smart working arriverà sino al 40 per cento (dall’attuale 10 per cento), favorendo la diffusione di una modalità di organizzazione del lavoro focalizzata sulla produttività per obiettivi invece che sulle ore lavorate. La diffusione dello smart working favorirà la conciliazione tra i tempi di vita privata e quelli lavorativi, rendendo anche più economica e più green la modalità di lavoro e, più in generale, faciliterà il benessere organizzativo, cui concorreranno anche altre misure nell’ambito del lavoro pubblico.

Sembrerebbe che il Governo voglia mettere a frutto l’esperienza maturata durante l’emergenza epidemiologica per modificare l’organizzazione del lavoro nel pubblico impiego che passerebbe dalle ore lavorate in presenza a quella ad obiettivi.

Accogliamo con favore il nuovo indirizzo espresso nella bozza del DEF in favore del lavoro agile, come organizzazione sindacale crediamo fermamente che per introdurre lo smart working a regime nella PA vada modificata in prima battuta l’organizzazione del lavoro e subito dopo contrattualizzato l’istituto dello SW a garanzia dei lavoratori.

Smart Workers Union è pronta a fare la sua parte e a dare il proprio contributo per contribuire alla diffusione del lavoro agile nel nostro paese.