La Commissione tecnica sul lavoro agile nella Pa, nominata l’8 marzo 2022 con decreto del ministro della Pubblica amministrazione, Renato Brunetta, ha tracciato un bilancio della propria attività nella relazione finale pubblicata il 19 ottobre 2022.
Il sito web della Funzione Pubblica riporta che la linea metodologica intrapresa si è mossa in due direzioni: da un lato, verso il monitoraggio empirico del fenomeno del lavoro agile nella Pa, per raccogliere informazioni ed esperienze, in modo da disporre di dati ed elementi fattuali “utili a superare l’estrema (e sterile) polarizzazione oggi presente nel dibattito pubblico”; e dall’altro lato, verso la ricostruzione del quadro normativo e istituzionale di riferimento per il settore pubblico.
Il giudizio finale secondo la Commissione è negativo per le seguenti ragioni :
poche amministrazioni hanno curato il monitoraggio sull’impatto del lavoro agile sulla produttività e soprattutto sui servizi erogati e sulla risposta dell’utenza. Ed anche nelle poche istituzioni pubbliche che hanno effettuato una qualche forma di monitoraggio è stata segnalata una percentuale non ritenuta soddisfacente, pari al solo 44,8% dei casi;
la misura del lavoro agile è stata adottata in forma puramente emergenziale senza adeguata preparazione del personale e senza reali strumenti di verifica e monitoraggio della prestazione;
solo un terzo delle amministrazioni ha segnalato effetti positivi. Inoltre, a seguito della esperienza maturata durante l’emergenza sanitaria, quasi la metà delle istituzioni pubbliche ha evidenziato la necessità di nuove competenze o professionalità digitali;
arrivando a stabilire che:
“il lavoro da casa durante l’emergenza Covid, dunque, non ha certamente consentito di avviare quei processi di trasformazione organizzativa da tutti auspicati, volti a riconoscere maggiore autonomia e responsabilità del dipendente, che invece dovrebbero essere al centro della adozione dello smart working“.
A nostro avviso il giudizio della Commissione è troppo severo ed è influenzato dalla linea politica sul lavoro agile del precedente Ministro della Pubblica Amministrazione. Non va dimenticato che il settore pubblico prima della pandemia era scarsamente digitalizzato con servizi pubblici erogati esclusivamente in presenza.
Il personale con una elevata età media (55 anni) causa il blocco delle assunzioni in vigore dal 2009 non è stato formato adeguatamente, sopratutto sulle competenze digitali.
Proprio perché la misura dello smart working è stata adottata in forma emergenziale, nelle condizioni sopra descritte con il vincolo della prevalenza del lavoro in presenza, andrebbero elogiati tutti i lavoratori pubblici che hanno dato prova di grande adattamento e responsabilità garantendo i servizi pubblici ai cittadini.
Leggi e scarica la relazione della Commissione Tecnica della PA, qui
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