Il 7 maggio, a Milano, presso la Filiale Metropolitana INPS Milano Centro di via Circo 16, si è svolto l’incontro dal titolo “Work-life balance, esperienze di smart working in un confronto fra pubblico e privato”.
Dopo i saluti istituzionali del Presidente dell’INPS Gabriele Fava, ha aperto i lavori Mauro Saviano, Direttore del Coordinamento metropolitano INPS di Milano, che ha evidenziato come la produttività negli ultimi due anni, con il 40% di smart working è superiore a quella del 2019, quando questa forma di lavoro era pari a 0.
Lavoro Pubblico
Il Direttore evidenzia che il modello adottato in INPS è cucito ad hoc sulle condizioni del dipendente e può raggiungere fino a 16 giornate mensili, e cerca di favorire soprattutto le lavoratrici, i fragili e chi proviene da fuori regione.
Il Dott.Saviano conclude che lo smart working in INPS è “uno strumento che ha saputo favorire moltissimo il benessere interno alla struttura, infatti le recenti rilevazioni di benessere che abbiamo ingaggiato su Milano stanno ad evidenziare comunque come il livello di soddisfazione di questo istituto all’interno del personale sia piuttosto elevato”.
E’ intervenuto poi il direttore delle risorse umane INPS di Giuseppe Conte, per il quale esiste “un filone che guarda lo smart working dal punto di vista del lavoratore, e cioè il rischio di alienazione”, ma soprattutto c’è da capire come organizzarsi in futuro, quando le nuove tecnologie (IA compresa) soppianteranno alcuni lavori più metodici. Per il direttore la formula ibrida è positiva perchè bisogna investire anche sui rapporti umani.
Per Conte il tema da affrontare è la tendenza ad un modello che sempre più delega alle macchine il lavoro automatizzato e ordinario, ripetitivo, e che vuole dall’altra parte lavoratori che sviluppino le loro competenze per progettare nuovi servizi, per adattarli, per mettersi a disposizione delle persone.
Lavoro privato
Anche per la direttrice delle Risorse Umane di Vodafone Silvia Cassano la forma ibrida è un bene, i modelli devono essere necessariamente adattati alla cultura e al contesto storico aziendale, “oggi in Vodafone adottiamo un modello di Smart working che si chiama fixed hybrid, quindi è ibrido ma si basa su un numero minimo di giorni in presenza (8-10) in ufficio”.
Il direttore Affari generali e risorse di Arera (Autority energia, reti e ambiente) Claudio Ranucci afferma che “Non è vero che con il sistema ibrido si lavora di meno, si lavora meglio, soprattutto con la consapevolezza che è la professionalità che ti fa fare quel salto di qualità”.
Per il docente della Bocconi Giovanni Valotti l’aumento della produttività del dipendente nel lavoro agile è probabilmente dovuto all’effetto della novità. I dati INPS dimostrano che dopo un po il picco iniziale si stabilizza. Per il professore è positiva la formula ibrida perchè è necessario “creare occasioni di incontro fisico, riconoscimento, eventi, convegni”, e “dare occasione alle persone di vedersi con altre persone”.
Le nostre riflessioni finali
Questo incontro evidenzia che sul tema del lavoro agile e sulla conciliazione dei tempi di vita e lavoro la strada da percorrere è ancora tanta. L’imposizione a tutti i costi di un modello ibrido non è per noi positivo, perché esclude a priori la possibilità di adottare formule full-remote.
Un elemento però è comune in tutte le riflessioni riportate, il lavoratore , i suoi bisogni e la gestione dei suoi tempi di vita e lavoro sono diventati l’elemento fondamentale nel rapporto tra datore di lavoro ed i propri collaboratori.
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