Di Vincenza Vota…
Il lavoro agile, meglio conosciuto come smart working, è una particolare modalità di esecuzione del rapporto di lavoro subordinato in cui il lavoratore non è assoggettato a limiti di orario o vincolato in una postazione di lavoro predefinita. Le prestazioni lavorative sono inoltre definite mediante l’individuazione di fasi o ancorate al raggiungimento di determinati obiettivi. Il lavoro agile può rivelarsi una modalità esecutiva delle prestazioni professionali in grado di consentire al lavoratore di meglio conciliare i tempi di vita e lavoro, favorendone nel contempo la produttività.
Lo smart working, per le proprie caratteristiche, ha avuto un’ampia diffusione a seguito della emergenza legata alla diffusione del coronavirus, in quanto migliaia di persone hanno svolto le loro attività lavorative da casa (telelavoro) o, comunque, lontano dalle proprie postazioni aziendali.
Il lavoro agile è un tema molto vasto e complesso che raggruppa al suo interno una serie di profili di vantaggio, fra cui rientra anche quello della sostenibilità.
Occorre chiedersi, in particolare, quali vantaggi comporti lo smart working in termini di sostenibilità.
Una Survey di AIDP ha elencato tra i maggiori vantaggi riscontrati nello svolgere le mansioni lavorative lontani dal posto di lavoro; in primo luogo, il risparmio di tempo e costi di spostamento per i lavoratori (69%); in secondo luogo, la maggiore soddisfazione dei dipendenti nonché il miglioramento del work-life balance (64%).
I medesimi risultati sono emersi da un recente studio pubblicato da ENEA, basato su dati raccolti attraverso un questionario anonimo, sottoposto ai dipendenti in smart working di 3500 amministrazioni pubbliche che, nel triennio 2015- 2018, hanno messo in atto, al proprio interno, modifiche organizzative per introdurre forme di lavoro a distanza.
Dal suddetto report emerge che ogni giorno, in Italia, circa 19 milioni di persone si spostano per raggiungere la propria postazione lavorativa e che la maggior parte di questi lo fa con mezzi privati. Più nel dettaglio l’indagine ha evidenziato che i lavoratori in smart working e telelavoro, non dovendo necessariamente spostarsi per raggiungere il proprio ufficio, hanno evitato di percorrere circa 46 milioni di km, con un risparmio pari a 4 milioni di euro di mancato acquisto di carburante e un impatto positivo sui livelli di emissioni nocive in atmosfera.
Questi dati, limitati e circoscritti a poche amministrazioni, sono destinati ad aumentare. Il settore pubblico deve infatti necessariamente aderire alla trasformazione digitale e al cambiamento della cultura organizzativa. Proprio in questa prospettiva è stato approvato il Next Generation Ue, il quale contiene interventi importanti per la Pubblica amministrazione sull’asse della digitalizzazione e dell’innovazione, contemplando uno stanziamento di 11,45 miliardi di euro.
Lo smart working, riducendo gli spostamenti quotidiani per esigenze lavorative ha pertanto importanti riflessi positivi, in termini di sostenibilità ambientale, sull’inquinamento cittadino.
Il lavoro agile non ha però solo risvolti sulla sostenibilità ambientale, ma anche economica e sociale.
La diminuzione del numero di persone che ogni giorno si sposta con il proprio mezzo per raggiungere la propria scrivania ha infatti un diretto impatto sul risparmio energetico per le aziende, consentendo di ottimizzare gli spazi e risparmiare in termini di utilities. Non solo: la riduzione dei costi di gestione determina altresì una maggior produttività dei lavoratori, il miglioramento dei servizi e costituisce un’occasione per innovare i modelli di gestione manageriale nonché per investire sul rapporto fiduciario con i dipendenti.
L’indagine evidenzia inoltre come la concezione di lavoro sia progressivamente destinata a cambiare. Al mutare delle modalità esecutive consegue anche un cambiamento che interessa il sistema di coordinamento e controllo, non più ancorato alla mera misurazione del tempo di permanenza del lavoratore all’interno della sede lavorativa, ma alla capacità di programmazione del lavoro e ai risultati raggiunti.
Un ulteriore profilo posto in rilievo dai lavoratori attiene alla riduzione, correlata allo smart working, del tempo dedicato agli spostamenti, con un corrispondente incremento del tempo a disposizione, a cui si ricollega l’ideazione di nuove strategie quotidiane nella programmazione della giornata lavorativa, non più legata ai limiti temporali imposti dal datore, ma alla gestione gli impegni professionali anche in considerazione delle esigenze familiari e personali.
Lo smart working può pertanto essere visto, in una prospettiva più ampia, come un modello lavorativo in grado di aiutare la diminuzione delle emissioni ambientali, specialmente nelle grandi città. La sostenibilità ambientale urbana non esaurisce l’ambito di potenziale vantaggio del modello in esame, il quale può avere indubbi riflessi positivi anche sulla qualità del lavoro e l’ottimizzazione del work-life balance.
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