Ringraziamo l’Avv. Federica Chiaranz per il contributo che pubblichiamo sulla questione dei frontalieri.
Ok unanime del Senato per il nuovo accordo fiscale tra Italia e Svizzera ma si attende ancora un’intesa per il lavoro agile.
Nel giorno in cui è scattata la fine dello smart working per i frontalieri (si ricorda che a far data dal 1 febbraio 2023 è venuto meno l’accordo amichevole sul telelavoro stipulato in sede di pandemia Covid), l’aula del Senato ha approvato il testo di ratifica dell’Accordo tra Ia Repubblica Italiana e la Confederazione Elvetica sull’imposizione dei lavoratori transfrontalieri, al fine di evitare le doppie imposizioni e per regolare talune questioni in materia di imposte sul reddito e sul patrimonio.
Il nuovo accordo, che dopo il via libera del Senato dovrà passare al vaglio della Camera, andrà a sostituire le norme attualmente in vigore che risalgono al 1974. A differenza di queste ultime, che regolano unicamente il trattamento dei lavoratori frontalieri italiani che lavorano in svizzera, il presente accordo mira a disciplinare anche il trattamento dei frontalieri svizzeri che lavorano in Italia, secondo il “principio di reciprocità”.
Con il via libera alla riforma è stato inoltre preso un impegno per trovare una soluzione definitiva e, si spera, in tempi celeri, anche sul tema del telelavoro. In particolare il Governo Italiano ha avviato interlocuzioni con la Svizzera, al fine di definire la possibilità di utilizzare a regime le nuove modalità di prestazione dell’attività lavorativa da remoto.
Ma cosa succede da oggi, nelle more di un’intesa, ai lavoratori frontalieri in Svizzera?
Da oggi scatta lo stop allo smart working. Ciò significa che vengono meno tutti i meccanismi derogatori, previsti per i frontalieri, per effetto dell’accordo siglato in pandemia Covid, tra l’Italia e la Confederazione Elvetica. I frontalieri Italiani, dunque, non potranno più lavorare da casa nemmeno un giorno, pena la perdita dello status di “frontaliere” e l’incremento della tassazione sul salario. In concreto, i lavoratori per essere considerati “frontalieri” dovranno recarsi quotidianamente in Svizzera per raggiungere la sede della propria attività.
Si attende dunque il raggiungimento di un nuovo accordo sulle modalità di lavoro agile, modalità che hanno ottenuto piena approvazione, non solo da parte dei lavoratori, ma altresì da parte delle Imprese. L’ipotesi al vaglio sarebbe quella di adottare il “modello francese” dove il telelavoro è consentito fino ad un massimo del 40% del tempo di lavoro annuale.
Avv. Federica Chiaranz
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